Negli anni trascorsi a Bologna non sembra che Cassini abbia dedicato a Saturno più di qualche osservazione occasionale, ma trasferitosi a Parigi, egli iniziò subito uno studio sistematico del grande pianeta.
Nell’autunno del 1671 individuò chiaramente un nuovo satellite (il primo, Titano, era stato scoperto daHuygens del 1655), che restava assai lontano dal pianeta e che egli chiamo “Supremus”. Pochi mesi dopo, un potente cannocchiale, opera dell’abilissimo Campani, su commissione di Re Luigi XIV e di Colbert, permise a Cassini di scoprire un terzo corpo celeste assai prossimo a Saturno e che egli chiamò “Intimus”. Le orbite di questi due nuovi satelliti furono descritte da Cassini in un bellissimo volume, pubblicato nel 1673 con un’ampollosa dedica al Re. Le osservazione di Cassini si estesero naturalmente anche allo stesso pianeta e al meraviglioso anello che lo circonda: vide la banda scura parallela all’equatore, altre bande più chiare e mutevoli simili a quelle di Giove; descrisse la duplice struttura dell’anello e riuscì a scorgere la divisione che lo separa in due zone (nota ancora oggi come “divisione di Cassini”). Genialmente intuì che l’anello doveva in realtà essere formato da particelle di materia cosmica, così piccole e così veloci da non poter essere distinte singolarmente:
l’aspetto dell’anello è conseguenza dell’ammassarsi di piccolissimi satelliti, i cui diversi spostamenti non sono apprezzabili separatamente…
Nel 1684, impiegando lenti di Campani, a lunghissima focale, montate direttamente su altissimi supporti, Cassini individuò altri due satelliti in posizione intermedia, La scoperta fu celebrata con una bella medaglia fatta coniare dal Re, al quale Cassini aveva dedicato i satelliti chiamandoli “ludovici”. Soltanto nel XIX secolo l’astronomo Herschel diede loro i nomi mitologici che oggi conosciamo: Giapeto (1671), Rea (1672), Teti e Dione (1684)
Nell’immagine da sinistra: Rea, Giapeto,Dione e Teti ripresi dalla sonda spaziale Cassini.
CONTINUA:Gli occhi elettronici della missione Cassini